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Nei panni di mia moglie

"Nei panni di mia moglie" pubblicato da Editrice Nuovi Autori

Imago mortis - un'esca per la regina nera

"IMMAGO MORTIS- un'esca per la regina nera" pubblicato da Il Filo


Angeli custodi

di Andrea Saviano

Jebhelia era ancora emozionato per aver appena conseguito il suo attestato di “Angelo Custode di terza classe”, quando avvertì lo squillo di trombe celesti. Quella – lo sapeva bene – era la chiamata.

Al corso gli avevano spiegato che, quando ciò accadeva, doveva recarsi nella grande sala-osservatorio, perché stava per essere concepito il suo protetto.

Senza attendere un attimo in più del necessario, lo spirito celeste aprì le sue ali e s'involò verso il luogo a cui era destinato.

Notò subito che non era solo, perché migliaia di altri angeli neodiplomati come lui o di provata esperienza stavano dirigendosi verso quel luogo.

Era incredibile il numero di persone che in quel singolo istante stessero per concepire una vita.

Per Jebhelia sarebbe stata la prima volta e un'emozione irrefrenabile frammista a euforia lo stava assillando, rendendolo distratto.

« Attento, tu, con quelle ali, vedi di stare un po' attento! Mi hai appena infilato una piuma in un occhio. Insomma, siamo in Paradiso, mica in un pollaio! »

« Mi scusi Gabriele, non volevo. È che sono un po' emozionato. Sa per me è la prima volta. »

« Benedetta gioventù! » Esclamò l'arcangelo, con il tono di chi nella vita ne ha viste di cotte e di crude.

« Jebhelia, hai visto chi era? » Gli chiese in maniera retorica un altro angelo fresco di diploma.

« Il capo in persona. Non so se mi spiego, Obeliah, ma lui ha fatto da angelo custode a Chi sai tu. »

« Silenzio! Avanti entrate in ordine nella sala-osservatorio e, per favore, cercate di stare un po' in silenzio, » esortò l'arcangelo Gabriele rivolto genericamente a tutti coloro che erano alla loro prima esperienza da custodi perché dimostravano di essere gli spiriti più eccitati.

La sala-osservatorio non era una stanza, ma un enorme non-luogo in cui ogni angelo custode assisteva alla vita del proprio protetto dall'istante stesso del concepimento.

Ogni angelo custode sapeva bene che, per quanto grande potesse essere la tentazione, il proprio compito non prevedeva d'interferire con la vita del protetto. Il loro intervento poteva solo limitarsi a rammentare la differenza tra bene e male alla persona che gli era stata affidata e a nessun altro.

Questo era l'obbligo a cui anche Jebhelia sarebbe stato condannato: osservare semplicemente la vita di qualcuno senza in alcun modo potersi intromettere, perché era severamente vietato impedire o anche solo influenzare il libero arbitrio delle persone.

Il loro ruolo si limitava a riempire l'universo in modo da essere l'abbraccio del Signore al mondo.

Se all'apparenza potevano sembrare delle spie dedite a intercettare le maldicenze, le opere inique e gli errori degli esseri umani. Le cose in realtà erano molto differenti, perché sapevano bene che Dio non aveva creato la morte e non godeva per la rovina dei viventi. Egli, infatti, aveva concepito il creato per amore dell'esistenza, per la gioia che è insita nel generare e dare la vita.

In Dio non c`è veleno di morte, né la volontà che gli inferi governino la terra, è per questo che Egli ha concepito la giustizia come eterna e l'uomo come mortale.

Insomma, Dio governa il mondo e dirige la storia con la sua sapienza, la quale come uno spirito aleggia sul creato senza impedire la possibilità di optare tra ciò che è buono e ciò che non lo è lasciando all'ultimo giudizio, quello senza appello, la realizzazione della giustizia.

All'interno di questo disegno l'angelo custode è solo un compagno di vita – lunga o breve che sia – e resta lì, accanto, invisibile e in silenzio pronto a raccogliere l'anima del proprio corrispondente terrestre.

Jebhelia aveva ben presente tutti i limiti del suo ruolo e quanto fosse più vantaggiosa la posizione del diavolo che non solo poteva parlare direttamente al suo “assistito”, ma poteva entrare anche in altre persone per farle agire e parlare come meglio lui ritenesse.

Dove per “al meglio” deve intendersi, in senso demoniaco, l'ottenere la dannazione eterna.

« Guarda Jebhelia, sta per accadere, » Gli disse Obeliah, rammentandogli qual'era lo scopo della loro presenza in quel non-luogo, « il miracolo della vita! »

CONTINUA